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Bach invenzione a due voci pdf to jpg: A Guide to the Classical Masterpiece



Johann Nikolaus Forkel, nella sua biografia bachiana, informa come il re Federico II di Prussia, grande appassionato di musica e suonatore dilettante di flauto, da tempo facesse pressioni su Carl Philipp Emanuel Bach, clavicembalista presso la propria corte, per poterne conoscere il padre, Johann Sebastian Bach.[4] L'incontro fra il sovrano e il compositore venne allora organizzato a Potsdam, presso la residenza reale di Sanssouci, il 7 maggio 1747.[5]


Bach suonò su tutti gli strumenti che c'erano, e, dopo aver improvvisato a lungo, chiese al re di proporgli il tema per una fuga che avrebbe realizzato sul momento.[7] Bach, ottenuto da Federico II un tema molto complesso, in do minore e fortemente cromatico, improvvisò all'istante una fuga a tre voci. Alcuni musicologi avanzano l'ipotesi che, data la complessità del tema e siccome l'arrivo di Bach era previsto da giorni, il re possa essersi precedentemente consultato con i musicisti della propria corte in merito a un tema particolarmente difficile da proporgli.[9][10]




Bach invenzione a due voci pdf to jpg



Il sovrano, per vedere fino a che punto potesse spingersi la bravura di Bach, gli disse allora di eseguire, su quello stesso tema, una fuga a sei voci obbligate.[11] Tuttavia, data la sua lunghezza e i suoi numerosi cromatismi, il tema del re non si prestava a essere la base per una fuga a sei voci da realizzare sul momento.[12] Bach, allora, non potendo soddisfare la richiesta di Federico II e non potendo scegliere un tema del tutto diverso, che altrimenti avrebbe potuto sembrare preparato in precedenza,[13] chiese al sovrano una versione semplificata dello stesso tema, sulla quale improvvisò a sei voci. La versione semplificata del tema non è stata tramandata.[13] Al termine dell'esecuzione Bach promise a Federico II che avrebbe realizzato, sul tema non semplificato, la fuga a sei voci che gli aveva chiesto, che l'avrebbe stampata e che gliene avrebbe fatto dono.[9] Tale tema è riprodotto qui di seguito:


Il giorno seguente Federico II accompagnò Bach a provare tutti gli organi che c'erano a Potsdam,[14] ossia gli strumenti della Heiliggeistkirche, della Garnisonkirche e della Nikolaikirche, dove le esibizioni di Bach furono molto applaudite.[13] Tornato a Lipsia, Bach si mise subito al lavoro per adempiere alla promessa fatta al sovrano. Compose la fuga a sei voci sul tema di Federico II, trascrisse la fuga improvvisata a tre voci che aveva eseguito a Potsdam e aggiunse altri undici pezzi: nove canoni, una fuga e una sonata in quattro movimenti.[15]


Il ricercare a tre voci costituisce l'exordium, nel quale il tema regio viene presentato.[26] I passaggi in terzine rappresentano i delectari, ossia gli stimoli per destare l'attenzione richiesti da Quintiliano.[27]


Le tre voci della fuga in epidiapente rappresentano i tre generi del linguaggio retorico che Quintiliano, nel suo trattato, consiglia di utilizzare: il genus subtilis, il genus gravis e il genus medium.[27] Il secondo ricercare, quello a sei voci, ha la funzione di insinuatio e rappresenta l'exordium II.[26] I canoni a due e a quattro voci corrispondono alle arringhe dell'accusa e della difesa e trovano un loro corrispettivo nella probatio e nella refutatio di Quintiliano.[26][27]


La rigidità dei canoni, dopo quello a quattro voci, lascia spazio alla persuasione verso la sfera degli affetti. La sonata, infatti, si discosta dalle strutture formali precedenti per assumere uno stile ricco di emozioni, così come previsto dalla retorica classica nella peroratio in adfectibus.[27] L'ultimo canone fa leva sulla ragione, ponendo gli ascoltatori di fronte all'evidenza della razionalità, come previsto dalla peroratio in rebus.[26][27]


Inoltre, nella copia di Federico II, i canoni 4 e 5 presentano due motti latini, manoscritti da Bach, utili per la risoluzione dei canoni stessi: Notulis crescentibus crescat Fortuna Regis ("Che la fortuna del re cresca come crescono le note") e Ascendenteque Modulatione ascendat Gloria Regis ("Che la gloria del re salga come salgono le modulazioni").[29] Un canone enigmatico, a 2 voci, presenta la dicitura Quaerendo invenietis ("Chi cerca trova"). Si tratta, in realtà, di un canone "doppiamente" enigmatico, in quanto appartiene a una famiglia di canoni detti polimorfici e ammette almeno quattro soluzioni diverse.[30]


Diversi musicologi, inoltre, argomentano che l'Offerta musicale celi numerosi riferimenti teologici. Zoltán Göncz,[31] ad esempio, sostiene che l'indicazione Quaerendo invenietis non sia un invito riferito solo al canone a due voci, bensì anche al ricercare a sei voci. Bach, infatti, scegliendo di chiamarlo con il termine arcaico di "ricercare", anziché "fuga", avrebbe celato un invito a cercare e a trovare, all'interno di esso, dei contenuti nascosti.[32] Effettivamente, la composizione cela numerose citazioni bibliche, la cui scoperta è però resa difficoltosa da alcuni stratagemmi compositivi adottati da Bach. In aggiunta, la struttura stessa del ricercare a sei voci conterrebbe un indizio: alcune apparenti anomalie e incongruenze, infatti, indicherebbero l'influenza di elementi esterni, non musicali.[32]


La traccia è tratta dal Preludio in Si minore del libro I del Clavicembalo ben temperato realizzato come Sonata a 3 (Trio-Sonata): le due voci superiori sono affidate a Flauto e Violino, il basso al Basso Continuo.


Pur essendo di norma associate alle voci sopra indicate, le varie clausole possono essere utilizzate anche dalle altre voci: ad esempio, a b. 27 della prima parte la cadenza a Do viene realizzata dal Bassus con clausola di Tenor e dal Tenor con clausola di Cantus.


Le invenzioni a due voci di Bach sono dei pezzi meravigliosi. Pur essendo opera di uno dei compositori più geniali della storia, questi brani non sono troppo difficili. Sono infatti accessibili anche ad allievi di media esperienza.


Studiare le invenzioni a due voci di Bach è utilissimo anche per chi vuole suonare la musica jazz. Infatti questi brani sono formati da due linee melodiche indipendenti, ogni mano suona una parte del tutto indipendente.


Da molti anni mi dedico alla musica moderna, principalmente al jazz. Però non ho mai abbandonato le invenzioni a due voci di Bach, ho continuato sempre a studiarle. Trovo che siano un esercizio di indipendenza formidabile, e al tempo stesso sono brevi e facili da leggere. Per questo non servono ore ed ore di studio, come accade invece per altra musica di Bach che è ugualmente bella, ma anche molto più difficile. 2ff7e9595c


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